Primo Maggio 2020: “Il lavoro in sicurezza, per costruire il futuro”

Anche in Toscana nessuna iniziativa in piazza, ma il grande impegno dei sindacati confederali a garantire che nessuno sia lasciato indietro e che anche nella ‘ripartenza’ sia garantita sicurezza per chi lavora.

Questo Primo maggio cade nel contesto di un Paese ancora impegnato a contrastare un’emergenza sanitaria drammatica. Anche in Toscana non ci potranno essere manifestazioni, feste, raduni, nelle piazze e nelle strade di borghi e città.

Cgil, Cisl e Uil non hanno rinunciato però a scegliere un tema, per dare il senso di marcia a questo Primo Maggio 2020: “Il lavoro in sicurezza, per costruire il futuro.”

Uno slogan in linea con lo sforzo che i sindacati confederali stanno portando avanti da settimane, sia a livello nazionale che regionale e locale, per stare accanto a tutti i lavoratori alle prese con l’emergenza Covid, mettendo in campo gli ammortizzatori necessari, vigilando sulla sicurezza di chi non si è mai fermato, predisponendo protocolli di garanzia per chi, via via, riprenderà a lavorare.

Ci sarà comunque il modo di ‘stare insieme’, con il resto d’Italia.

Venerdì, dalle ore 12,20 alle 13, andrà in onda un’edizione straordinaria del TG3 dedicata alla Festa dei Lavoratori, con interviste ai tre segretari generali, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo.

Dalle 20 alle 24, sempre su RAI 3, edizione straordinaria del ‘Concertone’ con un evento televisivo, condotto da Ambra Angiolini, che terrà insieme le riflessioni dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, di altre personalità italiane e internazionali, di una decina di testimonianze di lavoratrici e lavoratori e il contributo musicale di un cast di artisti di altissimo livello.

 

Questo invece l’intervento del segretario generale della Cisl Toscana, Riccardo Cerza, pubblicato su Toscana Oggi.

Per la prima volta dal dopoguerra non ci saranno celebrazioni di piazza in questo 1° Maggio; milioni di lavoratori sono in cassa integrazione; tante aziende e attività sono chiuse. Difficile festeggiare.
Un microscopico virus ci ha ricordato che non siamo onnipotenti; ci siamo resi conto di quanto, in questa economia globale, siamo deboli: come cittadini, come lavoratori, come stati europei.
La globalizzazione infatti, che poteva essere un’opportunità, è stata declinata soprattutto in termini finanziari, mettendo al centro della società l’economia e non il lavoro, il denaro e non l’uomo.
Negli ultimi 30 anni la logica che ha ispirato il mondo è stata quella neoliberista, il mercato come unico motore e regolatore, la delocalizzazione sfrenata (i cui limiti sono simboleggiati dal disastro mascherine), gli individui consumatori piuttosto che le persone e le comunità. Le conseguenze, in termini di dignità del lavoro, di ambiente, di qualità dei prodotti, di distribuzione della ricchezza, sono sotto gli occhi di tutti.
La nostra società andava comunque ripensata e dovremo farlo proprio partendo dal lavoro, che i padri costituenti posero, nel primo articolo, alla base della nostra repubblica democratica. Dovremo utilizzare le nuove tecnologie, insieme sempre alla difesa della salute, per ridargli dignità, piuttosto che per sottrargliene ancora.
Va ripensato lo sviluppo, puntando sull’economia circolare come modello di produzione e non solo per riciclare meglio i rifiuti.
L’uomo va visto non solo come consumatore ma come persona che, dentro una rete di relazioni, partecipa a produrre un valore che è qualità personale, relazionale e collettiva.
Come ogni primo maggio, riaffermiamo che il lavoro va fatto in sicurezza, coi diritti stabiliti dai contratti e dalla legge e pagato in maniera equa; e il Covid non potrà essere usato come scusa per derogare.
Ma dobbiamo anche, come la Cisl ha sempre fatto, dire che il lavoratore non è solo un salariato, ma una persona con la sua vita, la sua intelligenza, la sua esperienza che va valorizzata nell’azienda e nella società, attraverso, finalmente, la partecipazione del lavoratore alla vita dell’impresa e il diritto/dovere alla formazione continua, per evitare il nuovo analfabetismo.
In questo nuovo paradigma anche le comunità dovranno ravvivare la democrazia partecipata e puntare sulla “potenza” della sussidiarietà e dell’associazionismo, riannodando i legami con l’economia reale e abbandonando la finanziarizzazione che tanto danno ci ha fatto.
Da questa crisi bisogna uscirne tutti insieme, ma cambiando le cose in meglio. Per riuscirci non ci serve l’ottimismo, abbiamo bisogno della speranza (quella che già prima del Coronavirus la nostra società pareva aver smarrito), “perché è nella speranza che siamo stati salvati.”
E allora, buon primo maggio; buona festa del lavoro!

Riccardo Cerza, segretario generale Cisl Toscana