Piombino, preoccupa l’aggravarsi della crisi economica e sociale

Dalla siderurgia a Rimateria, dalle infrastrutture alla sanità, il tempo dei rimpalli e delle promesse è finito, urgono fatti concreti per avviare la ripresa di un territorio martoriato.

La situazione economica e sociale del territorio piombinese si sta progressivamente aggravando. Gli ultimi eventi hanno segnato l’esacerbarsi di una crisi, che nel tempo ha esaurito la capacità di resilienza di una popolazione combattiva e indomita.

Lo stabilimento siderurgico che oggi va sotto il nome di JSW Steel Italy venne trasferito al gruppo Lucchini nell’ultimo decennio del Novecento. Nei primi anni di questo secolo inizia la lunga crisi, che lo vede passare ai russi di Severstal, per arrivare alla dichiarazione di insolvenza nel 2013 e allo spegnimento dell’altoforno nel 2014. Negli anni seguenti i tentativi di cessione: gli algerini di Cevital, prima, e gli indiani di Jindal, dopo. Un ventennio di speranze e delusioni, con migliaia di famiglie aggrappate agli ammortizzatori sociali. Oggi assistiamo ad un triste ping-pong tra la proprietà e il Ministero, tra improbabili bozze di piani industriali, contratti di fornitura ed agevolazioni sui costi dell’energia, senza che si intravedano concrete prospettive di tornare a colare l’acciaio.

Lo stabilimento di quella che un tempo era la Magona d’Italia, dopo il passaggio nel 2018 da Arcelor Mittal al gruppo Liberty Steel, sembrava avviato ad un virtuoso percorso di rinascita. Piomba improvviso, a riaccendere le preoccupazioni, il tracollo di Greensill Capital, principale gruppo finanziatore della famiglia Gupta, generando una forte crisi di liquidità, il blocco delle forniture da parte di Arcelor Mittal e il ritorno della cassa integrazione. Se si poteva sperare nel carattere temporaneo delle difficoltà di reperimento della provvista destinata a finanziare il capitale circolante, ecco giungere la notizia della rinuncia alla concessione delle banchine sul porto di Piombino, che getta fosche ombre sulle intenzioni della famiglia Gupta circa il futuro dello stabilimento.

È di pochi giorni fa, la notizia del fallimento di Rimateria, la società dedicata allo smaltimento dei rifiuti industriali, speciali e pericolosi. Si conclude così una vicenda che, se affonda le sue radici nel passato, è stata gestita da tutte le parti in causa in un modo che solo eufemisticamente si può definire inappropriato. Oggi ci troviamo con 41 dipendenti che rischiano di perdere il lavoro, una discarica di cui deve essere gestito il post mortem, un Sito di Interesse Nazionale che deve completare le bonifiche e una serie di contenziosi che possono coinvolgere il Comune e, in via indiretta, la popolazione. Si è confezionato un vero capolavoro, generando problemi occupazionali, senza trovare una concreta soluzione agli annosi problemi ambientali.

A pochi chilometri da Piombino, non se la passa meglio la Italian Food della famiglia Petti. Alle problematiche amministrative relative alla regolarità degli scarichi convogliati al depuratore di Campo alla Croce, si è recentemente aggiunta l’indagine della Procura di Livorno, con l’ipotesi di frode in commercio che ha portato al sequestro di tonnellate di prodotto.

Questi tristi sviluppi registrati negli ultimi tempi, acuiscono la pluridecennale sofferenza di un territorio riconosciuto area di crisi industriale complessa, mentre il quadro generale non lascia intravedere, nel breve periodo, significative prospettive di miglioramento.

Gli indispensabili investimenti infrastrutturali segnano il passo, in preda alla proverbiale lentezza delle opere italiane: dalla bretella della 398, che si dovrebbe congiungere ad un corridoio tirrenico di là da venire, al collegamento ferroviario al porto. Il porto, appunto: se i recenti e cospicui investimenti hanno consentito di aumentare i pescaggi, che raggiungono i 20 metri, la carenza di collegamenti e di adeguate aree retroportuali rischia di trasformarlo in una cattedrale nel deserto.

Il sistema dei trasporti richiede un potenziamento e un adeguato coordinamento. Non occorre ricordare che il territorio è crocevia dei collegamenti con l’Isola d’Elba, con le conseguenti esigenze di continuità territoriale (a partire da un preciso coordinamento di orari e coincidenze dei vari mezzi di trasporto) e che nei periodi di maggior flusso turistico necessita di un rafforzamento dell’intero sistema. Del pari, non occorre ricordare che la città, distante alcuni chilometri dalle principali direttrici stradali e ferroviarie, ha bisogno di adeguate forme di trasporto verso i relativi snodi, in modo da garantire alla popolazione un facile accesso ai centri dotati dei servizi non presenti in loco.

Per quanto concerne la sanità, è noto che a suo tempo venne scelto di unire i due stabilimenti di Cecina e Piombino in un ospedale unico. Dato il quadro delineato dal c.d. Decreto Balduzzi, con due ospedali il territorio avrebbe avuto due presidi di base, il livello più basso. L’ospedale unico è un presidio di I livello, che aggiunge alle specialità esistenti nei presidi di base Ostetricia e ginecologia, Pediatria, Cardiologia con Unità di Terapia Intensiva Cardiologica (UTIC), Neurologia, Psichiatria, Oncologia, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Urologia, Tomografia assiale computerizzata (TAC), Ecografia, Servizio Immunotrasfusionale. Scelta condivisibile e condivisa, dunque. Il guaio è che, a distanza di anni, l’ospedale unico resta sulla carta: assenti gli atti amministrativi per una reale gestione unica, forti carenze di personale, che hanno recentemente imposto alle Organizzazioni Sindacali la proclamazione dello stato di agitazione.

Il tempo dei progetti, delle riunioni, dei rimpalli di competenze, delle promesse è finito! Urgono fatti concreti, per avviare la ripresa di un territorio martoriato. Occorre che tutte le Istituzioni, dal Governo, alla Regione, ai Comuni, all’Autorità di Sistema Portuale facciano la loro parte per risolvere le annose e complesse problematiche. Il Recovery Plan impone una semplificazione delle procedure, per raggiungere gli obiettivi entro tempi certi: se ne faccia tesoro anche per Piombino! Si dettino norme di snellimento procedurale, se necessario si attivino procedure commissariali; in una parola: si faccia presto!

Dum Romae consulitur, Plumbinum expugnatur!

 

Ciro Recce

Segretario generale Cisl Toscana

Filippo Giusti

Segretario generale Cisl Livorno