Sanità privata, prosegue la mobilitazione contro Aris e Aiop

Lunedì 31 agosto la prossima iniziativa; e se non basta, si andrà avanti fino allo sciopero nazionale. Le due associazioni si rifiutano di applicare l’accordo raggiunto il 10 giugno scorso per rinnovare un contratto scaduto da 14 anni.

Continua la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità privata, promossa da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, per il rinnovo del contratto del settore. Una protesta causata dalla mancata ratifica da parte delle associazioni Aiop e Aris della preintesa per il rinnovo del contratto (atteso dalla bellezza di 14 anni), che era stata raggiunta lo scorso 10 giugno.

Una scelta, quella delle due associazioni, contro la quale i sindacati sono scesi inpiazza a Romalo scorso 5 agosto in piazza Montecitorio e che sta registrando momenti di protesta in tutti i territori.

Lunedì 24 si sono svolti presidi in tutta Italia, davanti alle sedi delle prefetture: in Toscana si è svolto un appuntamento regionale, in via Cavour, mentre una nuova iniziativa è in programma per lunedì prossimo, 31 agosto, con presidi e assemblee in tutte le strutture Aiop e Aris. A Firenze, fino a lunedì 31 agosto,si svolgerà anche un presidio permanente della 8:00 alle 20:00 davanti ai cancelli dell’IRCCS Don Gnocchi, in via di Scandicci 269.

 

La decisione di non ratificare la preintesa da parte di Aris e Aiop, affermano Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, “è una vera e propria vergogna, inflitta sulla pelle di tutte le professioniste e i professionisti della sanità privata, definiti eroi quando si tratta di fare profitto e poi negati di ogni diritto. Un comportamento inqualificabile e irresponsabile, di fronte al quale intensificheremo la lotta: a partire dal24 agosto, passando per il 31 e fino allo sciopero nazionale”.

“Basta padroni predoni coi soldi pubblici” aggiungono i sindacati di categoria per una mobilitazione che chiama in causa anche governo e regioni, ai quali i sindacati chiedono “una presa di posizione a sostegno delle lotte e dei diritti dei lavoratori e contro questi soggetti che non meritano di lavorare con soldi pubblici”.