
L’artigianato toscano nell’emergenza covid
Un rapporto Ebret ricostruisce gli effetti della crisi e il ruolo della bilateralità a sostegno di imprese e lavoratori. Recce: “Ammortizzatori più semplici, veloci e universali e un patto per il lavoro del dopo pandemia”
L’impatto della crisi che ha investito il comparto artigiano a causa dell’emergenza sanitaria è stato violento e l’artigianato toscano in particolare è fra i più colpiti a livello nazionale. E’ la fotografia scattata dall’ultimo report presentato dall’EBRET, ente bilaterale regionale dell’artigianato toscano e curato dall’Osservatorio imprese artigiane promosso dallo stesso ente bilaterale.
Secondo la ricerca “nel maggio scorso, al termine della fase più acuta della crisi, il monte retributivo complessivamente erogato dalle imprese artigiane toscane ai propri dipendenti era diminuito di 47 milioni di euro rispetto all’anno precedente (-28%); nel primo semestre 2020 la riduzione di fatturato è stata superiore al 20% nell’82% dei casi, mentre le ore lavorate perse, nel corso di tutto il 2020, sono state oltre 26 milioni.”
Le analisi contenute nel report cercano di offrire un primo bilancio delle ripercussioni della crisi su un segmento di fondamentale importanza per il sistema socio-economico regionale, nonché degli interventi operati dalla bilateralità artigiana a favore di imprese e lavoratori attraverso il fondo di solidarietà FSBA.
Nei primi 10 mesi del 2020 le imprese artigiane toscane hanno rendicontato a FSBA richieste di sostegno al reddito per circa 261 milioni di euro, tanto da fare della Toscana la seconda regione italiana, dopo la Lombardia, per importi rendicontati al Fondo, con interventi che hanno interessato oltre 80 mila lavoratori appartenenti a circa 20 mila imprese artigiane.
Fra questi, oltre due lavoratori su tre appartengono ai settori contrattuali della meccanica-impiantistica (35%), della filiera moda (23%) e dei servizi (11%); a livello territoriale, circa due terzi degli interventi sono invece andati a beneficio di lavoratori di imprese delle province di Firenze (29%), Prato (14%), Arezzo (14%) e Pisa (10%).
Anche nell’artigianato il blocco dei licenziamenti e gli interventi di sostegno al reddito hanno consentito, fin qui, di contenere le ripercussioni della crisi sotto il profilo occupazionale e sociale. “I dati più recenti – spiega la ricerca – fanno registrare un calo dei dipendenti artigiani che, seppur rilevante in termini assoluti (5.600 unità in meno rispetto al 2019), corrisponde ad una variazione negativa del -4,1% in termini relativi, una riduzione tutto sommato contenuta se confrontata con la flessione di livelli di attività e fatturato.” La riduzione occupazionale ha interessato principalmente le forme contrattuali a tempo determinato, sia per il mancato rinnovo che per la mancata attivazione di nuovi rapporti.
“La situazione nel mondo dell’artigianato è molto preoccupante – commenta il segretario generale aggiunto della Cisl Toscana, Ciro Recce – e rispecchia il quadro già emerso anche negli altri settori, a conferma che le conseguenze economiche della pandemia sono diffuse e che il lavoro è tra le prime vittime.Di fronte ad un quadro così serio servono interventi urgenti, a partire dagli ammortizzatori sociali, che vanno semplificati, velocizzati e resi universali. Alla Regione chiediamo poi di attivarsi al più presto per un tavolo che promuova un nuovo ‘patto per il lavoro’, perché senza il lavoro non sarà possibile ricostruire la Toscana del dopo pandemia.”