Stagionali introvabili, polemica strumentale

La responsabilità non è dei sussidi, ma di troppe aziende che offrono condizioni indegne, fuori da leggi e contratti. Lavoriamo con le aziende oneste e penalizziamo le non corrette, come a Taormina.

 La polemica sui lavoratori stagionali che preferirebbero il reddito di cittadinanza al lavoro è in gran parte strumentale; per le realtà serie e corrette questi problemi non sono così drammatici. Dietro le lamentele c’è spesso la pretesa che i lavoratori accettino qualsiasi condizione, al di fuori delle leggi e dei contratti, che pure in questo settore offrono ampie flessibilità. Prima di lanciare accuse, molte attività dovrebbero farsi un bell’esame di coscienza.

In primo luogo il reddito di cittadinanza non è accessibile per la gran parte di questi lavoratori e oltretutto con famiglia, figli a carico, una casa in affitto si arriva al massimo a 700 euro; e vi assicuro che pochissimi preferiscono un sussidio al lavoro.

Troppo spesso però le proposte di lavoro sono indecenti. Se si propone un part time da 2 ore al giorno, con obbligo però di lavorarne 12, ci si meraviglia dei rifiuti ? Riposo settimanale saltato, straordinari non retribuiti, inquadramento inferiore al dovuto, apprendistato a lavoratori già con competenze, contratti pirata, nessun alloggio per i fuori sede… i nostri uffici vertenze sanno bene quanta fantasia possono avere i datori di lavoro e i loro consulenti.

Non voglio negare l’esistenza del problema, e per questo le soluzioni vanno trovate attraverso i centri per l’impiego, i servizi della bilateralità e un dialogo continuo con le scuole alberghiere per non disperdere le professionalità; bisogna destagionalizzare il turismo, incentivando le presenze in bassa stagione, implementare le relazioni sindacali attraverso una contrattazione integrativa che migliori le condizioni lavorative e incentivi le stabilizzazioni nel settore, come ad esempio riconoscere gli scatti di anzianità se pur in aziende e periodi diversi.

Nelle audizioni nelle scuole alberghiere, parlando con i ragazzi alle prime esperienze lavorative ho trovato drammatico il loro arrendersi allo sfruttamento. Trovarsi alla prima esperienza lavorativa a lavorare senza un riposo settimanale o giornaliero, senza straordinari retribuiti, spesso con stage fasulli, con ferie non godute e non retribuite, è mortificante. Questi comportamenti sono gravissimi soprattutto verso i più giovani, perché inducono in loro una visione contorta e negativa del futuro lavorativo e oltretutto non li aiutano a crescere nell’impegno e nella professionalità.

Ovviamente e per fortuna non tutti si comportano così ed è proprio alle imprese e attività serie che si rivolgiamo: se vogliamo che dopo la pandemia il nostro settore turistico sia migliore, di qualità più alta e quindi anche capace di margini maggiori, dobbiamo combattere insieme contro queste degenerazioni, aiutando le aziende serie e penalizzando le non corrette: ad esempio come è stato fatto a Taormina, dove il suolo pubblico viene concesso solo a chi è in regola con il contratto nazionale. In una parola dobbiamo puntare sulla qualità del lavoro e dell’offerta. Con onestà e rispetto reciproco.